Lunedì 12 febbraio si è tenuta la prima edizione dell’ Osservatorio Artificial Intelligence organizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano, presentato al convegno “Artificial Intelligence: prospettive dalla ricerca al mercato”.
La ricerca ha coinvolto 721 imprese e 469 casi di utilizzo di Artificial Intelligence, riferibili a 337 imprese internazionali ed italiane. Al momento l’analisi e definizione di applicazioni basate sull’Intelligenza artificiale, coinvolge il 56% delle grandi imprese Italiane; ciò testimonia un interesse crescente verso questo ambito, che si rafforza come elemento strategico dello sviluppo aziendale.
In Italia, sulla totalità dei progetti di Intelligenza artificiale avviati, ne risultano già a regime sono il 52%, mentre il 48% sono ancora in una fase di progettazione iniziale. Dalla ricerca emerge inoltre che i settori nei quali l’intelligenza artificiale viene maggiormente impiegata sono i seguenti:-banche, finanza e assicurazioni (17%)-automotive (17%)-energia (13%)-logistica (10%)-telco (10%)
Anche i settori relativi al Marketing, Sales e Customer Service sono fortemente interessati dallo sviluppo di queste nuove progettualità.
Quali sono gli ambiti di applicazione?
Gli ambiti di applicazione in azienda riguardano principalmente l’Intelligent Data Processing (35%), ovvero l’utilizzo di algoritmi in grado di raccogliere dati ed elaborare azioni basate sulle informazioni acquisite. In tale contesto si inseriscono quindi anche soluzioni di Marketing Automation che utilizzano l’AI per analizzare dati provenienti da fonti online e offline, segmentando gli utenti così da predirne il comportamente.
Oltre l’intelligent Data Processing troviamo a seguire Virtual Assistant o Chatbot (25%) e soluzioni di Recommendation (10%), ovvero la possibilità di elaborare raccomandazioni personalizzate.
Qual è il futuro dell’intelligenza artificiale?
Nicola Gatti, Giovanni Miragliotta e Alessandro Piva, Direttori dell’Osservatorio Artificial Intelligence affermano quanto segue:
“L’ Artificial Intelligence potenzialmente non conosce confini applicativi e inciderà progressivamente sul tessuto economico e sociale di ogni paese. La velocità di diffusione nei diversi ambiti non sarà omogenea, ma dipenderà da fattori tecnologici e di conoscenza. Le imprese italiane stanno ponendo su questo tema grande attenzione per non perdere occasioni di miglioramento della competitività. Per coglierne a pieno i potenziali benefici, però, devono innanzitutto conoscere a fondo l’offerta di soluzioni disponibili e poi intervenire sui processi organizzativi e sul rafforzamento delle competenze, perché le persone siano effettivamente in grado di valorizzare le abilità delle macchine”.